Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 5 settembre 2013

Si intensificano le manovre conciliariste sul fronte egemone

Si moltiplicano, dal fronte ecclesiale egemone, le letture progressiste della situazione che si va dipanando con sempre maggiore virulenza. Un lettore francese mi segnala il testo pubblicato da La Croix lo scorso 3 settembre, dal titolo Francesco e Francesco, del quale inserisco qui sotto la traduzione.
Notevole il fatto che finalmente si riconosce apertamente che le due forme rituali sottendono due ecclesiologie diverse e vengono esplicitati molti altri elementi inequivocabilmente modernisti mai espressi con questa evidenza. E dunque dov'è la tanto proclamata continuità?
Come già da noi evidenziato in numerose precedenti analisi, dalle dimissioni di Benedetto XVI molte maschere sono cadute; il che è certamente un bene. Il problema che sta emergendo, tuttavia, è che si vanno rinvigorendo i fautori della discontinuità mascherata da Tradizione; ma è di tradizione-conciliare che si tratta, non altro. E che di conseguenza stanno tentando di mettere sempre più ai margini la Tradizione autentica.
Mi informano che l'autore dell'articolo è il titolare delle edizioni Ad Solem (Losanna, adesso Parigi). È svizzero, già protestante. Si è autoproclamato esperto, alcuni anni fa, in materie liturgiche e ecclesiali, è riuscito a essere accettato in vari ambiti, a essere ricevuto da papa Ratzinger, e adesso è stato integrato a La Croix, quotidiano notoriamente di ispirazione progressista.
La sua lettura vorrebbe inserirsi nei tentativi di una critica seria del concilio, ma egli lo fa da una evidente visione ideologica attraverso sofismi insostenibili da parte chi ama la Tradizione; sofismi diversi, subdolamente confezionati e incastonati in una costruzione ad usum inequivocabilmente conciliarista. L'uso del termine, che designa l'eresia che ritiene il concilio più importante del Papa, è voluto.
Mi sono limitata ad inserire alcune chiose completate dalle note finali, ma ci sarebbe da scrivere un volume perché si intrecciano implicazioni a vari livelli. Avremo occasione di approfondire nella discussione, per chi vorrà.
La capziosità e le dosi di ambiguità non possono fare a meno di ricordare un certo personaggio che sta inflazionando molte Agorà presenti sulla rete... Ovviamente non possiamo esserne certi; ma sarebbe bene che anche lui - chiunque sia - cominciasse a metterci la faccia.

Francesco e Francesco

Tra Francesco e Francesco, i giochi ormai son fatti. In altre parole, tra il Papa Francesco e Francesco d'Assisi, o piuttosto un ramo di suoi fratelli: i Francescani dell'Immacolata. Approfittando del Motu Proprio del 2007, che restituisce la sua visibilità [o la sua praticabilità?] alla forma straordinaria del rito latino, i Francescani dell'Immacolata hanno adottato la liturgia tridentina per il suo carattere contemplativo. Ma a giudicare dagli avvenimenti recenti, questa scelta non è stata unanime nella comunità. Alcuni fratelli hanno fatto appello alla Congregazione per i Religiosi, sollevando in particolare il problema che l'adozione dei libri liturgici preconciliari pone contro «l’unità ecclesiale» della comunità. Risultato: dall'11 agosto 2013, a seguito della decisione da parte della Congregazione per i Religiosi, i Francescani dell'Immacolata devono celebrare usualmente nella forma ordinaria (Messale di Paolo VI), e straordinariamente in quella straordinaria. [informazione doppiamente falsa: 1. i FI non hanno adottato la forma straordinaria in esclusiva (hanno sempre continuato a celebrare il NO) né peraltro essa è stata loro imposta; 2. non viene precisato che è stata vietata la celebrazione della forma straordinaria, per la quale si pretende un'autorizzazione ad personam che il motu proprio di Benedetto XVI aveva escluso].

Risurrezione liturgica

La cosa merita attenzione per due motivi. Il primo è che la decisione della Congregazione molto probabilmente è stata approvata da Papa Francesco. Ciò rivela l'atteggiamento del Santo Padre in relazione alla questione della forma straordinaria, e più in generale in relazione alla liturgia. Il secondo è che potrebbe dare l'impressione che questa decisione si scontri con la lettera se non con lo spirito del Motu proprio di Benedetto XVI.(2) Dando visibilità [Piuttosto riconosce legittimità, non visibilità, dal momento che lo ha dichiarato "mai abrogato"] al Messale del Beato Giovanni XXIII (cioè il messale tridentino), il papa emerito aveva due intenti principali: 1) Inscrivere la riforma liturgica - e attraverso essa l'intero Concilio - in una storia della Chiesa non dialettica, 2) consentire una possibile reciproca fecondazione (in primis riguardo allo stile della celebrazione) delle forme di rito latino. La questione delle rivendicazioni della Fraternità San Pio X è il terzo punto. [Falso, come risulta da uno scritto di Benedetto XVI (1)]. Non era questione, come è stato sostenuto nell'ambiente detto «tradizionale» di tornare gradualmente sulla riforma o di rimetterla in discussione, o sul Concilio. Non era in programma un ritorno del papato allo stile tridentino; la rinuncia di Benedetto XVI lo ha dimostrato chiaramente. Come pure il pontificato attuale. Questo significa che letture tridentinizzanti dei motu proprio si siano completamente  ingannate? No.

 Il rischio di una Chiesa fantasma [!?]

Il Concilio ha ricordato: la liturgia e l'ecclesiologia sono inseparabili. Reintrodurre il messale tridentino ha significato anche reintrodurre qualcosa dell'ecclesiologia che lo ha prodotto. [Non è certo l'ecclesiologia Tridentina; ma quella bimillenaria della Chiesa Apostolica!] So bene che il nuovo messale tridentino nella sua struttura risale a Gregorio Magno, ma è solo attraverso la "Ritus Servandus" (la regola della celebrazione), il Concilio di Trento gli ha dato la forma che conosciamo oggi. Ma con questo messale, dal momento che tutti sono stati autorizzati tutti gli altri libri liturgici preconciliari, tra cui il Pontificale utilizzato per l'ordinazione dei sacerdoti, con il Motu Proprio è risorta tutta l'ecclesiologia antecedente Lumen gentium (e altri documenti di portata ecclesiologica). Come un fantasma. Per lo meno esiste il rischio presentato da questo ritorno se le comunità o i sacerdoti che celebrano la forma straordinaria non sono sufficientemente radicati interiormente nell'insegnamento del Magistero vivente. Da ciò, in alcuni casi, l'effetto, in contrasto con le aspettative di Benedetto XVI: la forma straordinaria, mentre avrebbe dovuto sottolineare la continuità [forse col rito del '65 più fedele alla Sacrosanctum Concilium, al quale mirava con ogni probabilità la cosiddetta "riforma della riforma"], ha potuto manifestare una latente rottura.

Ite, missa est

La decisione, se è stata approvata da Papa Francesco, ha il merito di confermare l'intenzione del suo predecessore - essa sì d'altronde molto chiara nella lettera che accompagna il Motu Proprio - ma che i negoziati con la Fraternità San Pio X hanno fatto un po' perdere di vista: la forma straordinaria non dovrebbe essere una «nicchia» ecclesiale - la traduzione liturgica di un «donatismo» ecclesiologico.  In questo senso, la decisione di Papa Francesco non entra in collisione con il Motu Proprio, come ha invece scritto il Vaticanista Sandro Magister. È vero, tuttavia, e chiunque ha potuto osservarlo dopo la sua elezione, che Papa Francesco non ha la stessa tempra liturgica di Benedetto XVI. Sulla liturgia tra i due pontefici, c'è una differenza di un San Benedetto - o un San Francesco - rispetto a un S. Ignazio. Benedetto è l'uomo del coro e il nartece, l'Eucaristia e la Parola - su Sacramentum caritatis e Verbum Domini, Papa Francesco è il pontefice della soglia - dell'«ite missa est», cioè, cioè dell'invio in missione, non al termine della celebrazione, ma al momento in cui dopo la comunione con la Parola e l'Eucaristia, il cristiano deve elargire questa comunione portandola al mondo intero. In questo senso, la Chiesa non è «a fianco» nel mondo; è l'annuncio del mondo a venire, la sua presenza e la misteriosa realizzazione, sacramentale. L '«ite missa est» (intraducibile in volgare), è fondamentalmente il prolungamento nel tempo della missione trinitaria; il Padre manda il Figlio, il Figlio manda lo Spirito; lo Spirito, attraverso la Chiesa, che guida e anima dall'interno, invia il cristiano. Dove? Nel mondo, questo cosmo creato dalla Trinità, ferito dal peccato, e che il cristiano ha la missione di riportare alla sua Origine. Con la preghiera, il servizio, l'amore di carità. È questa missione che «fa» il cristiano. Ecco perché Papa Francesco fustiga il ripiegamento su di sé, il tornare indietro, l'isolazionismo identitario. Per lui sono mancanze nei confronti dell'amore di cui il Figlio di Dio ci ha dato esempio nella sua missione sulla terra. Questo è ciò che il Papa ha definito la tentazione «pelagiana» nel suo discorso ai vescovi del CELAM alla GMG di luglio. «Essa appare in pratica come una forma di restaurazione», ha scritto«Davanti ai mali della Chiesa si cerca una soluzione solo disciplinare, nella restaurazione di condotte e forme superate che, neppure culturalmente, hanno capacità di essere significative. In America Latina, si verifica in piccoli gruppi, in alcune nuove Congregazioni Religiose, in tendenze esagerate alla “sicurezza” dottrinale o disciplinare. Fondamentalmente è statica, sebbene possa ripromettersi una dinamica ad intra, che involuziona. Cerca di “recuperare” il passato perduto».

 La missione liturgia

Tornerò in un prossimo articolo su questo discorso, così come su quello consegnato ai vescovi brasiliani. Basta aver in mente le sue linee direttrici per capire la posizione di Francesco rispetto ai Francescani dell'Immacolata, come tutti i cammini liturgici che mancano di sostanza ecclesiale. La poca attenzione che pone all'ordo liturgico («nec cantat nec rubricat», si dice a Roma) non deve trarre in inganno a questo riguardo. Per lui, la liturgia non è in primo luogo una serie di rituali, ma un dinamismo - sempre di nuovo: una missione, un movimento che deve penetrare il mondo. In questo senso, la sua visione somiglia a quella di Romano Guardini, Henri de Lubac, Louis Bouyer, Hans Urs von Balthasar, che ha lavorato per ridurre la dicotomia operata dalla Controriforma tra due realtà: il mondo e la Chiesa. Ma prima di loro, è naturalmente a S. Ignazio che si ricollega lo spirito di questo pontificato francescano. Come (ri)equilibrare Francesco d'Assisi e Ignazio? Forse in questo senso cosmico della Chiesa e della sua missione, che fa si che il Papa prenda sempre più la figura di un Padre universale, anche al di là dei confini visibili della Chiesa.
Gregory Solari
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Note di Chiesa e post-concilio
1. In particolare questo passaggio della lettera di J. Ratzinger a p. Augé del 1998:
«...Mi sta però a cuore quello che riguarda l’unità del Rito Romano. Questa unità oggi non è minacciata dalle piccole comunità che fanno uso dell’Indulto e si trovano spesso trattati come lebbrosi, come persone che fanno qualcosa di indecoroso, anzi di immorale; no, l’unità del Rito Romano è minacciata dalla creatività selvaggia, spesso incoraggiata da liturgisti (per esempio in Germania si fa la propaganda del progetto “Missale 2000”, dicendo, che il Messale di Paolo VI sarebbe già superato). Ripeto quanto ho detto nel mio intervento, che la differenza tra il Messale di 1962 e la messa fedelmente celebrata secondo il Messale di Paolo VI è molto minore che la differenza fra le diverse applicazioni cosiddette “creative” del Messale di Paolo VI. In questa situazione la presenza del Messale precedente può divenire una diga contro le alterazioni della liturgia purtroppo frequenti, ed essere così un appoggio della riforma autentica. Opporsi all’uso dell’Indulto del 1984 (1988) in nome dell’unità del Rito Romano è, secondo la mia esperienza, un atteggiamento molto lontano dalla realtà...».

2. Non è un'impressione, è un fatto.  (Già detto, ma repetita iuvant)
  • L'art.2 del Motu proprio Summorum Pontificum prevede il diritto di ogni sacerdote di rito latino (sia secolare che religioso) di celebrare il VO senza obbligo di alcuna autorizzazione previa (di fatto equiparando l'uso dei due messali). Celebrazioni alle quali, ai sensi dell'art.4 sono ammessi anche i fedeli, come ormai avviene per prassi consolidata dal 2007 
  • l'art. 3, cui molti hanno fatto riferimento a giustificazione del decreto, riguarda la celebrazione conventuale o “comunitaria” nei propri oratori"
Ne consegue che la disposizione avallata dal Papa nel decreto 11 luglio (che è un atto amministrativo) non potrebbe di fatto cancellare una disposizione papale diramata dal suo predecessore con motu proprio (art.2/4). "...il Santo Padre Francesco ha disposto che ogni religioso della Congregazione dei Frati Francescani dell'Immacolata è tenuto a celebrare la liturgia secondo il rito ordinario e che, eventualmente, l'uso della forma staordinaria (Vetus Ordo) dovrà essere esplicitamente autorizzata dalle competenti autorità per ogni religioso e/o comunità che ne farà richiesta".
Ciò non appare canonicamente valido, per effetto della gerarchia delle norme. E, di fatto, è e resta grave e scorretto. Anche se il fatto che la disposizione del papa, riguardi esclusivamente la materia specifica cui si riferisce (il "caso" FI) e sia esplicitata con l'aggiunta finale  «nonostante qualunque disposizione contraria ».
È forse uno degli aspetti della ormai imperante "prassi ateoretica senza spiegazioni", che non si può concepire da parte di un pontefice? Egli deve esprimere la sua attività di governo nonché il suo munus docendi attraverso encicliche, lettere apostoliche, atti di magistero, omelie, discorsi e pronunciamenti adeguatamente ponderati. L'alta dignità conferitagli per mistero di grazia lo esige. Infatti queste sue forme espressive sono sempre state di prassi ponderate. In esse, ogni parola è stata sempre misurata, ogni concetto esplicitato e sviluppato, proprio per non lasciare spazio a equivoci e interpretazioni errate, esattamente come stiamo invece assistendo da circa sei mesi con la complice ridondanza dei media. 

40 commenti:

Stefano78 ha detto...

Proprio per quello che ho letto in questo articolo, BISOGNA PERSEVERARE NEL SUMMORUM! Bisogna perseverare nel bi-ritualismo, poggiandosi sugli ARTIFICI del Summorum!

Questa levata di scudi CONFERMA che la diffusione del VOM è LEGATA indissolubilmente alla Dottrina Tradizionale che è a base!

E confermare le "opposizioni" tra i riti, confermando queste levate di scudi e giudicandole inconciliabili NELLA PASTORALE, non farà che allontanare la possibilità dell'estensione del VOM..

Anonimo ha detto...

Caro Stefano,
il comportamento che suggerisci rientra nell'ordine della prudenza,
ma il VOM ha in sé la sua legittimazione.
Il problema è che non la vogliono riconoscere.

E' con questo che stiamo lottando, non col biritualismo.

Anonimo ha detto...

DOMANDA:

Se il Vetus Ordo non fosse tanto ostacolato, i biritualisti sarebbero ancora così tanti?

Jacobus ha detto...

Il comportamento del papa verso i FI viene indicato come verso "quei cammini ligurgici che mancano di sostanza ecclesiale".
Se mancano di sostanza ecclesiale i FI, ce l'hanno invece i vescovi-ballerini di Rio?

Anonimo ha detto...

I modernisti si stanno appropriando della messa in latino, se ci riusciranno ( e temo di sì) per noi sarà ancora più dura. Signore aiutaci!
Loredana

Anonimo ha detto...

Romano dice,

al fine delle sue note, Mic, ha fatto un'ottima notazione sul diritto e legge e i FFI...

Matteo ha detto...

Devo dedurre che i lettori di La Croix e unna bella fetta di bacino francofono, prenderanno per oro colato questo assemblaggio di informazioni imprecise e, come dice mic, capziose.

Come fare per contrastare questo tsunami di decisioni tiranniche da parte della curia e spiegazioni mistificatrici da parte di "esperti" come questo?

Potrebbe essere preparato un articolo che lo contesta tradotto in francese e inviato al La Croix (sempre che lo pubblichino). O nel frattempo diffuso tramite questo blog.

Anonimo ha detto...

http://www.zenit.org/it/articles/il-papa-agli-iniziatori-del-cammino-neocatecumenale-grazie-per-il-bene-immenso-alla-chiesa

Anonimo ha detto...

Potrebbe essere preparato un articolo che lo contesta tradotto in francese e inviato al La Croix (sempre che lo pubblichino). O nel frattempo diffuso tramite questo blog.

E' ovvio che questa miscela venefica richieda accurate rettifiche.
Vedremo il seguito.

Anonimo ha detto...

@ Matteo

Resta sempre un discorso di "nicchia". Poveri fedeli!

Anonimo ha detto...

Resta sempre un discorso di "nicchia". Poveri fedeli!

Poveri fedeli, se davvero questa voce rinvenuta oggi rispecchia - come sembra - l'orientamento della quasi totalità della curia e dei vescovi.

E' una impossible mission con le forze solo umane... ma bisogna fare quello che possiamo.

hpoirot ha detto...

contro il bi-ritualismo, la maggiore piaga dei nostri giorni, ecco il manifesto del 1977 di Mgr Ducaud-Bourget dellla diocesi di Parigi:

http://tradinews.blogspot.fr/2013/09/mgr-ducaud-bourget-prenez-garde-aux.html

il cattolico ha il diritto di rifiutare SEMPRE a una "messa" NOM

viandante ha detto...

Ma cosa volete ribattere? Cosa pensate che possa ottenere una vostra protesta o confutazione pur ben argomentata?
Non cadiamo nell'errore di pensare di riuscire a sovvertire la situazione della Chiesa con le nostre sole forze naturali! No, dobbiamo confidare in Dio! Se é sua volonta raccorciare i giorni di questa drammatica confusione, presto il sole tornerà a risplendere. Se invece la sua volontà é altra vano sarà il nostro affannarsi.
Troppo spesso noi che conosciamo la Tradizione e l'immutabile dottrina cattolica ci affanniamo a discutere, a dibattere e confutare. Ma non é questo il primo compito per un cattolico. Diamo la giusta importanza alla preghiera? Ci accostiamo devotamente e santamente ai sacramenti? Cerchiamo di portare la speranza, la verità e la carità ai nostri vicini di casa, di quartiere o di lavoro? Offriamo parte del nostro tempo allo studio della dottrina cattolica?
Io apprezzo molto quello che mic con questo blog riesce a fare. La lettura di molti articoli é un sicuro approfondimento della dottrina.
Però credo che quando si incominciano a voler affrontare aspetti pratici che non sono né alla nostra portata e sui quali noi non possiamo comunque influire, ho paura che si perde tempo prezioso.
I conciliaristi e/o i progressisti intensificano le manovre? I nemici della Chiesa si inorgogliosiscono? Cosa sognavamo, che lasciassero il campo come agnellini? Se loro intensificano le manovre noi dobbiamo intensificare le preghiere, i digiuni, le penitenze e cercare di santificarci coi mezzi che la Chiesa (o perlomeno una parte di essa) ancora ci offre e così permettere che la Grazia di Dio scenda su di noi e sugli altri. E chiedere misericordia a Dio per tutti i nostri peccati.
Cristo non é sceso dalla croce per venire a risolvere i nostri problemi, vi é restato per darci la salvezza!
Noi cosa facciamo con la nostra croce?

Gederson Falcometa ha detto...

"Questo è ciò che il Papa ha definito la tentazione «pelagiana» nel suo discorso ai vescovi del CELAM alla GMG di luglio. «Essa appare in pratica come una forma di restaurazione», ha scritto."

Usare le parole di Papa Francesco cerca la "tentazione" del pelagianesimo, non è stata una buona idea. Tutte le riforme conciliari sono stati presentati come una come una forma di restaurazione. Questo se può vedere anche nella liturgia, dove qualcuno diffende che il Messale di Paolo VI in sua forma è più antico che il Messale tridentino. Questo è quello che se può leggere nel testo "Alla ricerca di una “Missa antiqua” di S. DIANICH (http://www.vivailconcilio.it/images/website/documenti/doc0000089.pdf).

Cerca i mali e i problemi della Chiesa di che parla Papa Francesco nell'accusa di pelagianesimo, prima abbiamo bisogno di definire una e l'altra cosa. Perchè il Concilio Vaticano II ha presentato come male della Chiesa un ritardo davanti al mondo moderno, che ha cercato di rimediare con l'aggiornamento o trovare soluzioni ai mali e problemi della Chiesa in questo mondo. Allora, se la risposta data (presentata volgarmente) per gruppi restaurazionisti ai mali e problemi della Chiesa è considerata pelagianesimo, come se deve considerare quello che è stato fatto per l'ultimo Concilio?

Urizen ha detto...

Il timore che i modernisti usurpino a sé la messa in latino, se con essa si intente di VOM, è infondato. Il venerabile Rito antico è per la sua intima natura indisponibile a qualsivoglia torsione, a meno di non alterarne la struttura, col che però cesserebbe ipso facto di sussistere. Il VOM non è qualcosa che si aggiunga a un corpus tradizionale, bensì la più compiuta sintesi di quel corpus. Ecco perché i modernisti non possono che rigettarlo. Ed ecco perché rivendicarne il monopolio sarebbe un nonsenso.

Emma ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Luisa ha detto...

...

" Potrebbe essere preparato un articolo che lo contesta tradotto in francese e inviato al La Croix (sempre che lo pubblichino). O nel frattempo diffuso tramite questo blog.

Ho come l`impressione che Grégory Solari leggerà questo post...

vighi ha detto...

Ciao a tutti chiedo il vostro aiuto perché sinceramente non capisco una cosa rispetto a quello che scrivete sia successo nel momento in cui Paolo VI ha imposto il nuovo NO. Mi sorgono delle domande rispetto a quello che dite e non avendo vissuto quei momenti voglio capire senza nessun pregiudizio e con il cuore e la mente aperti pur sapendo di non avere la vostra preparazione.
come è stato possibile che una messa come dite imposta e costruita a tavolino da poche persone sia riuscita in pochi anni a radicarsi così nelle parrocchie?
Se davvero c’erano così tanti sacerdoti che non erano d’accordo perché hanno accettato supinamente senza fare nulla per tentare di cambiare le cose?
Era davvero solo la gerarchia che chiedeva un cambiamento oppure anche nelle parrocchie c’era questa esigenza ?
E i fedeli non hanno avuto nulla da dire? Nessuno si è lamentato ? forse che il nuovo rito a loro piaceva ?
Davvero se ci fosse stata allora un’unità e una forza dirompente non si sarebbe potuto mettere in difficoltà quelle persone che hanno voluto il cambiamento? Ma c’era davvero questa forza e questa voglia di mantenere il VO ?
Se davvero Papa Paolo VI non ha mai abrogato il VO perché da subito non si è continuato a celebrarlo ?
Magari sono io un’ingenua e vivo il mio tempo che è quello del fare ( molto più pratico che spirituale purtroppo ), ma come ha detto qualcuno di voi “aiutati che il ciel ti aiuta” ; d’accordo con le preghiere e pure io sono convinta che solo Dio ha in mano le sorti della sua Chiesa ma una spinta da parte nostra ogni tanto…. Un caro saluto a tutti vi seguo sempre volentieri. Ciao Vighi

Anonimo ha detto...

Osservatore dice,

Qualche volta un sondaggio serve:

fa una ricerca al google.com usando questo brano "is pope francis a heretic", cioè "papa francesco, è un eretico?"...

e Google ritorna 12.100 collegamenti...

faccia la stessa per Benedetto, Giovanni Paolo II, Paolo VI, che si trova?

4 per benedetto
2 per gioanni paulo ii
760.000 per paulo vi...

Qundi, papa Francesco ha molto di fare per raggiunggere la fama del Servo di Dio, Paolo VI...

Anonimo ha detto...

Grazie Viandante,
farò tesoro di quello che hai detto.
E continuerò a fare del mio meglio. Ma hai ragione, senza affanni, dando le giuste priorità...

rocco ha detto...

E confermare le "opposizioni" tra i riti, confermando queste levate di scudi e giudicandole inconciliabili NELLA PASTORALE, non farà che allontanare la possibilità dell'estensione del VOM.."

ciao ste78
non condivido tutte le tue idee e questa frase secondo me spiega il perche. non sono quelli che vogliono assistere al vom ad opporsi al nom , ma viceversa. basterebbe lasciare i fedeli liberi. in Vaticano ci sono tanti lupi che ora comandano( e non parlo del papa)e agli agnelli non bastera' appellarsi all ragione se i lupi li vogliono sbranare. ora bisogna capire se lasciarsi sbranare o almeno dire "sbranami, ma sappi che so chi sei e che non stai facendo bene". per questo motivo non c'e' e non ci sara' biritualismo.

Anonimo ha detto...

… la dicotomia operata dalla Controriforma tra due realtà: il mondo e la Chiesa…

Ça, c'est la vulgate protestante dans toute sa "splendeur" !
Et il y a quatre siècles qu'ils nous chantent cet air-là…
Ce ne sont pas les protestants qui se sont séparés de l'Église, c'est l'Église qui s'est séparée des protestants, et du monde…
Ce Gregrory nous fera mouryr de ryre !

rosa ha detto...

per Vighi:
io ero allora una bambina di 12. anni, di famiglai religiosa, ma non "bigotta" Mia bisnonna e mio prozio avevano "fatti preti" cioe' contribuito economicamente al lor manteniemnto in seminario, ecc Inoltre contribuivano alle spese della Chiesa - che e' la prinicipale della nostra cittadina, ed e' esattamente dietro casa. Quando parti' la riforma in casa dicevano che sembrava di assitere ad una Messa protestante, ma se il Papa avevadetto cosi'...il nostra Parroco di allora, anziano e gia' " camerire del Papa" , resiste' , ma il suo giovane successore, per altro un suo protetto, non ci mise molto a far fare un nuovo altare, spogliare il piu' possibile quello del' 700, venderis la balaustra sempre settecentesa, il pulpito di legno istoriato e le statue ligne, non certo opere diMivhelangelo, ma comuque buone rappresenatnti dell' arte poplare sett ed ottocnetesca della mai regione, ecc ecc. I maligni dicevano che conisoldi ricavati, oltre a compare delle orride lampade ed il nuovo organo elettrico,ci pagasse le vacanze a . Taize'....Lmentele continue con il vEscoco, ma in aprte per la protezioen del vecchio Monsignore, in aprte perche' ci sapeva fare conigiovani, e per per il buon volere di alcune importanti famiglie Dc della citta' , ci vollero anni prima che andasse via.
Il parroco che lo sostitui', cerco', riuscendoci, di ridare dignita' alla nsotra chiesa, ma continuo' a celebrar degnamente la s. Messa NO, perche' cosi' voleva il Papa, nel frattempo cambiato.
Se quello che e' successo da noi, e' successo in tutte le parrocchie di italai e dell' orbe cattolico, si capisce, cara Vighi. E quanti di noi avevano conoscenze liturgiche edottrinali tali da discutere con un parroco ? forse mia bisnonna e mio prozio, se fossero stati ancora vivi...
Rosa

Anonimo ha detto...

http://traditioliturgica.blogspot.it/2013/09/alcuni-problemi-cattolici.html

Anonimo ha detto...

Je viens de lire l'excellent texte de "Traditio liturgica".
J'en retiens l'extrait suivant (mais tout est à lire):

"Il problema di fondo, a mio modesto avviso, non è, come dissi, una questione di latino o di lingua vernacolare. Il problema è che qui si sta instaurando un cattolicesimo completamente nuovo dimentico non solo delle sue radici antiche (che lo assimilerebbero meglio al mondo ortodosso) ma anche di quelle moderne; un cattolicesimo indifferente all'oggettività della verità e al senso della tradizione (1). Se dall'alto giunge ancora qualche insegnamento è come un seme che cade in un deserto: i 9/10 non sono in grado di farlo fruttificare e non gl' interessa proprio.
E poi che senso ha decantare che Cristo è il redentore del mondo quando lo stesso clero che lo afferma pone di fatto azioni che rivelano un agnosticismo pratico? Quest'affermazione, in un contesto che non la supporta, non è che un fantasma retorico!"

Anonimo ha detto...

Je ne peux m'empêcher de relier ce texte à une lecture que j'ai faite récemment, celle du rabbin français, converti du catholicisme, Aimé Pallière, disciple du fameux rabbin de Livorno Elia Benamozegh, apôtre du "noachisme".
Je recommande vivement la lecture des mémoires d'Aimé Pallière, "Sanctuaire inconnu. Ma conversion au judaïsme", disponibles ici :

http://www.a-c-r-f.com/documents/PALLIERE-Sanctuaire_inconnu.pdf

Tout donne à penser que l'église conciliaire est en train de glisser dans le "noachisme" d'Elia Benamozegh.
Ce n'est pas la réception faite par Bergoglio, le 3 septembre, aux dirigeants du Congrès juif mondial, et les déclarations faites à cette occasion qui me persuaderont du contraire…


Anonimo ha detto...

Ce passage — écrit en 1926 ! — des "Mémoires" de Pallière n'est-il pas troublant ?
Bergoglio l'aurait-il lu ?

"Il s’est passé au XIIIe siècle de l’ère chrétienne un événement qui offre une frappante analogie avec le fait chrétien dans ses données évangéliques. Un homme a paru, épris d’un rêve sublime, capable de révolutionner le monde, de créer une religion nouvelle, tout au moins de transformer de fond en comble la religion du monde occidental en la retrempant à la source pure de ses origines. J’ai nommé le bienheureux François d’Assise qui, avant sa conversion, se sentant appeler à d’extraordinaires destinées, disait en plaisantant à ses jeunes compagnons de plaisir : «Vous verrez que je finirai par être adoré du monde entier !»
Quand l’humble pénitent d’Assise vint s’agenouiller à Rome aux pieds du souverain pontife pour lui exposer son plan de réforme des mœurs, son idéal de vie religieuse, Innocent III, en politique avisé, ne repoussa pas l’étrange et séraphique apparition, vivant reproche contre la corruption de l’Eglise en ce temps-là; il s’empressa de couper les ailes à l’idée franciscaine, en ouvrant les bras à celui qui la portait ; il se hâta de la dépouiller de son originalité et de sa vigueur en lui donnant des cadres monastiques, de mettre en un mot, selon l’expression évangélique, le vin nouveau dans de vieilles outres. Plus tard l’Eglise a placé saint François d’Assise sur ses autels et nul ne vit que la bulle de canonisation proclamait de fait la faillite de l’idéal franciscain étouffé dans son germe."

Anonimo ha detto...

"Que serait-il arrivé si le judaïsme du premier siècle avait accueilli et embrassé l’Evangile au lieu de le repousser ? Nous aurions aujourd’hui dans nos deux Talmuds, à côté des paroles de Hillel le Hassid et de tant d’autres pieux docteurs, les Amar R. Yeschoua ben Yosef Hannotseri «paroles de Rabbi Jésus fils de Joseph le Nazaréen» dont on dirait : Certes, ce docteur-là s’est trompé en annonçant l’avènement imminent du Royaume des Cieux sous la forme d’un bouleversement cosmique transformant toutes choses, mais que de choses sublimes il a dites !
Le judaïsme enrichi de cet apport spirituel aurait-il conquis le monde païen ? Aurait-il mieux dégagé de ses authentiques traditions les deux aspects de la Loi divine, l’aspect particulariste pour Israël seulement et l’aspect universaliste embrassant tous les hommes ? Nul ne peut le soutenir avec certitude ; libre à chacun de le supposer. Mais le christianisme, tel quel, ne serait pas né."

Anonimo ha detto...

Il existe une version italienne du livre de Pallière :

"Il Santuario sconosciuto, Roma, La rassegna di Israël, 1952 ; La mia conversione all’ebraismo" – Collana di opere ebraiche e sionistiche. Versione di Giorgio Calabresi, in-8º, 336 p.

Anonimo ha detto...

Per Vighi: secondo me tutto cio' che dici e' vero ed e' dovuto anche al fatto che, come dice Alessandro Gnocchi, la liturgia VO ti obbliga ad una scelta. La liturgia NO invece e' molto piu' adatta all'atteggiamento: "sono cristiano ma niente di serio". Senza voler giudicare nessuno, per esempio e' molto facile a chi vive abitualmente in peccato mortale il partecipare ad un "alleluia delle lampadine" piuttosto che al doppio Confiteor in ginocchio con il Crocifisso che ti guarda. Felice

Anonimo ha detto...

Apparentemente scantoniamo un po', ma è tutto collegato.

Je ne peux m'empêcher de relier ce texte à une lecture que j'ai faite récemment, celle du rabbin français, converti du catholicisme, Aimé Pallière, disciple du fameux rabbin de Livorno Elia Benamozegh, apôtre du "noachisme".

Non tanto Pallière ed altri convertiti, a modo loro, ma molti autori ebrei si sono riappropriati della figura di Gesù come profeta e come rabbi, riconoscendo nelle sue parole insegnamenti familiari al loro universo spirituale, solo che non fanno il "salto" di riconoscerlo Figlio di Dio (vedi Neusner).
Comunque c'è tutto un filone di rande fermento nell'ambito del dialogo ebraico-cristiano che finisce col giudaizzare il cristianesimo. Del resto mi è stato tutto molto chiaro nell'avere per le mani questo documento

http://www.nostreradici.it/ebrediritti.htm

del quale parlo qui:

Di questo processo di giudaizzazione della Chiesa è riprova un recente articolo a firma di Marco Morselli "L'ebraismo e i diritti culturali" ove egli afferma, tra l'altro: "Non vi è una Nuova Alleanza che si contrapponga a una Vecchia Alleanza, non vi è neppure un’unica Alleanza Vecchio-Nuova che costringerebbe gli ebrei a farsi cristiani o i cristiani a farsi ebrei. Vi è un’unica Torah eterna che contiene molte Alleanze, i molti modi in cui il Santo, benedetto Egli sia, rivela il suo amore per gli uomini e indica le vie per giungere all’incontro con Lui", salvo che loro restano "il popolo dell'Alleanza" e noi i goym... Nella conclusione, Morselli cita Elia Benamozegh, il grande rabbino livornese che in un’opera postuma pubblicata a Parigi nel 1914 scriveva: «La riconciliazione sognata dai primi cristiani come una delle condizioni della Parusia, o avvento finale di Gesù, il ritorno degli ebrei nel seno della Chiesa, senza di cui le diverse confessioni cristiane sono concordi nel riconoscere che l’opera della redenzione rimane incompleta, questo ritorno si effettuerà non come lo si è atteso, ma nel solo modo serio, logico e durevole, e soprattutto nel solo modo proficuo al genere umano. Sarà la riunione dell’ebraismo e delle religioni che ne sono derivate, e, secondo la parola dell’ultimo dei profeti, il sigillo dei veggenti, come i dottori chiamano Malachia, “il ritorno del cuore dei figli ai loro padri”» (Ml 3,24).

Citazione peraltro strumentale di Malachia, che parla anche della riconciliazione dei padri verso i figli e nessuno autorizza a pensare che i padri siano gli ebrei e i figli siano i cristiani, il quali sono innanzitutto figli di Dio nel Figlio...

Sta di fatto che gli ebrei si sono in qualche modo riappropriati di Cristo come rabbi e profeta e non certo come Dio... e, oggi, in riferimento al dialogo, arrivano a sostenere: "Il dialogo ebraico-cristiano era giunto negli ultimi mesi a un punto di crisi che sembrava insormontabile, intorno alla questione della conversione degli ebrei. In un recente incontro tra Autorità rabbiniche e Autorità episcopali italiane si è chiarito che non vi è nessuna intenzione da parte della Chiesa Cattolica di operare attivamente per la conversione degli ebrei e che di conversione si parla solo in una prospettiva escatologica". [citazione dall'articolo di Morselli sopra indicato - cfr. Comunicato della CEI che testualmente afferma:
Non c’è, nel modo più assoluto, alcun cambiamento nell’atteggiamento che la Chiesa Cattolica ha sviluppato verso gli Ebrei, soprattutto a partire dal Concilio Vaticano II. A tale riguardo la Conferenza Episcopale Italiana ribadisce che non è intenzione della Chiesa Cattolica operare attivamente per la conversione degli ebrei”.

Anonimo ha detto...

Chère Mic, tout cela est parfaitement clair, en effet.

En haut, le judaisme, religion sacerdotale, pour les juifs exclusivement, religion ethnique, rigoureuse, exigeante, intolérante.
Au dessous, pour le reste de l'humanité, le noachisme, dans ses variantes chrétiennes, islamiques, bouddhistes, indhouistes, animistes, etc. (bref, l'œcuménisme), avec ses prophètes de seconde zone : Jésus, Mahomet, Gandhi, Luther King, etc. Toutes les variantes et variations seront admises.
C'est la thèse de Benamozegh, et il faut bien reconnaître qu'elle ne cesse de gagner du terrain.

Quant à l'Église dite autrefois catholique, à partir du moment où elle a officiellement affirmé, à partir du concile V2, que le Christ, pour les juifs, était facultatif, elle a purement et simplement apostasié.
"Rome perdra la foi et deviendra le siège de l'antéchrist."
Chaque jour qui passe confirme un peu plus le triste message de la Vierge à Mélanie…

Anonimo ha detto...

Comment les Carmélites du Mont Carmel, à Haifa, ont apostasié :

http://www.traditioninaction.org/religious/m006rpCarmelIsrael_Jan05.htm

Elles avaient été fondées en 1892 par deux juifs convertis, les frères Joseph et Augustin Lémann…

RIC ha detto...

Riconciliazione coi luterani? solo questione di tempo
Intervista a monsignor Rogger storico del Concilio che rilancia l’opinione del cardinale Bea espressa 50 anni fa

http://vaticaninsider.lastampa.it/inchieste-ed-interviste/dettaglio-articolo/articolo/concilio-27611/

carmelitano ha detto...

"Non era in programma un ritorno del papato allo stile tridentino; la rinuncia di Benedetto XVI lo ha dimostrato chiaramente. Come pure il pontificato attuale. "

Questo significa che Trento è "superato" e le dimissioni di Benedetto XVI e l'aria di primavera di oggi se ne sono staccati e vanno oltre? Verso la Nuova Religione Mondiale, forse?
Anche dagli interventi precedenti questi sono i segnali...

bernardino ha detto...

Cara Mic., esco dall'art. in questione per dire un'altra molto importante. E' vero che pregare e' sempre cosa buona - soprattutto ce lo ha chiesto Gesu' di pregare il Padre Suo dicendo Padre Nostro...ecc. Ora in quest'ora cos'i' tremenda per l'umanita', con i pericoli che si addensano all'orizzonte sulla Siria, che fa' intravedere un disastro immane, mi sembra un po' poco che Bergoglio si rivolga a tutta la Chiesa ed a tutti i popoli indicendo per sabato 27 settembre una giornata di digiono e preghiera soltanto, evitando per non disturbare i non cattolici, di dire di esporre in tutte le chiese dell'orbe il SS.mo Sacramento e pregare davanti ad Esso. Non credo di sbagliare ripetendo che gli errori del conciliabolo si ripetono e si ripresentano ormai in continuazione come in questo caso, vedi dialogo interreligioso ed ecumenismo; Non possiamo esporre il SS.mo Sacramento perche' offenderemmo i non cattolici. Poi magari siamo sempre daccapo con la presenza reale di N.S.G.C. nel Sacramento come dice il Card. Muller, a che serve se nell'ostia e nel calice non esiste la presenza reale di Cristo, ma e' solo un simbolo? Ecco che Bergoglio, magari per accontentare tutti, dice solo digiuno e preghiera. Vedi che per loro Cristo non esiste?

Francesco ha detto...

Caro Bernanrdino,
nel programma della veglia di digiuno e preghiera di domani è previsto che l'intera seconda parte sia incentrata sull'Adorazione Eucaristica e terminerà con la Benedizione Eucaristica del Papa. Pertanto credo che i tuoi timori siano infondati.

Anonimo ha detto...

Beh, l'adorazione c'è. Ho letto adesso il programma.
Siamo lontani dalle indimenticabili adorazioni silenziose guidate da Benedetto XVI, perché è articolata in molti momenti che interrompono il silenzio.
Ma ognuno di noi potrà unirsi spiritualmente vivendola alla maniera cui è abituato.

bernardino ha detto...

E' vero i miei timori sono infondati, e sono contento invece del contrario.
Ho fatto quel commento dopo aver cercato in mille modi e trovavo solo e sempre che il Vescovo di Roma aveva chiesto per sato 7 sett. il digiuno e la preghiera, ma in nessun posto o sito riuscivo a trovare che ci sarebbe stata l'adorazione e la benedizione Eucaristica.
Sono veramente contento che qualcuno l'abbia trovato e posto sull'articolo.
Grazie per la precisazione. Tutto e' bene quel che finisce bene.

Anonimo ha detto...

Intanto Gutierrez rucevuto dal papa che arriva alla veglia su una renault....